Si parla di allergia alimentare in presenza di una reazione avversa causata dall’ingestione di un dato alimento e se si può dimostrare che la reazione sia dovuta a una risposta specifica del sistema immunitario nei confronti di quell’alimento.
Si parla, invece, di intolleranza quando la reazione si verifica con meccanismi che non coinvolgono il sistema immune (es. carenza di un enzima, effetto tossico).
Le reazioni allergiche, cioè immunomediate, a loro volta si suddividono in reazioni IgE mediate, non IgE mediate e miste (IgE = immunoglobuline E). Le forme più frequenti, e spesso anche più gravi, sono le allergie alimentari IgE mediate.
Per fare la diagnosi di queste forme, dopo un’accurata raccolta della storia clinica del paziente circa le modalità di comparsa della reazione, l’intervallo trascorso tra l’assunzione dell’alimento e i primi sintomi, la tipologia e la gravità dei sintomi, la durata ecc., si procede alla ricerca delle IgE specifiche dirette contro l’alimento sospettato di aver causato la reazione.
La presenza di IgE specifiche si può dimostrare sia “in vivo”, cioè direttamente sul paziente mediante i test cutanei (prick test), sia “in vitro” cioè su sangue ottenuto da un prelievo.
Bisogna tenere ben presente che non è sufficiente dimostrare che esiste una sensibilizzazione di tipo IgE verso un dato alimento per porre diagnosi di allergiaalimentare.
Esistono, infatti, molti pazienti, fino al 50% di quelli risultati positivi ai test per le IgE, che non sviluppano sintomi quando mangiano l’alimento verso il quale sono sensibilizzati.
Per parlare di “allergia alimentare” occorre che siano presenti disturbi dovuti all’ingestione dell’alimento.
Ce lo spiega il dr. Giuseppe Pingitore, specialista in allergologia.
Cross reattività agli alimenti: cosa significa?
Si parla di cross reattività quando una persona affetta da allergia verso un alimento sviluppa sintomi quando mangia alimenti diversi, ma simili dal punto di vista allergologico. Questo fenomeno è dovuto a una similitudine tra le molecole dei due alimenti; si ritiene che, per avere una cross reazione, le molecole debbano essere simili almeno per il 70%.
Esempio: un bambino allergico al latte vaccino quasi sempre reagisce anche quando assume il latte di capra, in quanto le proteine coinvolte sono molto simili (la caseina del latte di mucca somiglia al 90% alla caseina del latte di capra).
Se invece la similitudine è bassa, spesso perché si tratta di proteine provenienti da fonti allergeniche distanti dal punto di vista tassonomico, la cross reazione non avviene. Esempio: il bambino allergico alle proteine del latte vaccino quasi sempre tollera il latte di asina.
Lo stesso si può verificare anche per gli allergeni del mondo vegetale. Ad esempio è molto comune che un soggetto allergico alla pesca reagisca anche alla albicocca o alla prugna, in quanto sono tutti frutti della famiglia delle rosacee, e pertanto abbastanza simili sul piano antigenico.
Esiste, infine, una cross reattività tra pollini e alimenti. Il caso più tipico è quello del soggetto allergico al polline di betulla, che tipicamente presenta sintomi respiratori (rinite) e/o oculari (congiuntivite) durante il periodo di pollinazione della betulla. Molte delle persone allergiche alla betulla possono manifestare disturbi alla bocca, labbra e lingua (gonfiore, prurito, bruciore) quando mangiano la mela, soprattutto se la mangiano con la buccia. Questo quadro clinico è noto col nome di “sindrome orale allergica” ed è dovuto a una cross reazione tra una proteina simile contenuta sia nel polline di betulla che nella mela.
Esistono tanti altri tipi di cross reattività “polline-vegetali”: esempio: polline di artemisia e melanzana o banana, polline di graminacea e pomodoro o melone, eccetera.
Qual è la causa dell’allergia alimentare?
La causa dell’allergia alimentare è la perdita della tolleranza immunologica e lo sviluppo di una sensibilizzazione allergica verso proteine contenute negli alimenti. Tutte le proteine che introduciamo con il cibo sono proteine estranee al nostro organismo e, pertanto, potenzialmente in grado di stimolare una risposta da parte del sistema immunitario.
Nell’intestino, tuttavia, esistono molti meccanismi che permettono ai cibi di fungere da nutrimento senza innescare risposte immunitarie: questi meccanismi portano al fenomeno noto come tolleranza.
Per motivi sconosciuti si può verificare la perdita della tolleranza e l’avvio di una risposta del sistema immune che, a quel punto, considera le proteine del cibo come un nemico e vi reagisce contro, causando i sintomi dell’allergia alimentare.
In caso di allergia alimentare, è sempre bene eliminare il cibo “nemico”?
Bisogna intendersi sul termine “nemico”. Se il cibo causa ripetutamente disturbi quando viene assunto, allora si può considerare nemico e va eliminato. Tuttavia, come già espresso in precedenza, esistono non pochi casi di persone che hanno sviluppato una sensibilizzazione verso un certo alimento (cioè hanno una positività dei test cutanei o degli esami del sangue), ma possono mangiarlo tranquillamente senza manifestare sintomi.
In questi casi l’alimento non si può considerare “nemico” e può continuare a far parte della dieta quotidiana. Molti scoprono per caso di avere IgE contro alimenti che hanno sempre mangiato. Pertanto non bisogna basarsi solo sui risultati dei test, la diagnosi di allergia alimentare la deve formulare lo specialista, valutando tutta una serie di informazioni.
Estremamente sbagliato, infine, è instaurare regimi dietetici basati sui risultati dei cosiddetti “test per le intolleranze alimentari”. Sono esami completamente inutili, spesso effettuati nelle farmacie, privi di qualsiasi fondamento scientifico, dannosi in quanto portano all’eliminazione di molti alimenti importanti e ad un peggioramento della qualità di vita.
Cosa fare per non avere una dieta sbilanciata?
Per non avere una dieta sbilanciata bisogna riconoscere con certezza se esistono e quali sono gli alimenti che “fanno male” a quel determinato soggetto, ed eliminare solo quelli strettamente necessari.
In poche parole bisogna formulare una diagnosi corretta di allergia alimentare e questo può farlo solo un medico specialista, non certo un test effettuato in una farmacia. Non dimentichiamoci dei casi, noti alla cronaca anche recente, di bambini deceduti per malnutrizione a seguito di diete incongrue e totalmente insufficienti, oltre che sbilanciate, basate unicamente su convinzioni ideologiche dei genitori o sui risultati di esami fuorvianti.